Situazione generale
All'origine della storica ondata di freddo vi fu, alla fine di
dicembre, uno "stratwarmimg" molto accentuato, che fece crescere la
temperatura stratosferica di circa 70 °C in pochi giorni, ciò determinò
la formazione di un potentissimo anticiclone artico troposferico che
spinse aria gelida verso l'Europa e il Mediterraneo, nel corso del successivo
mese di gennaio.
Le prime due decadi del mese furono infatti caratterizzate da freddo
intensissimo e da nevicate tanto abbondanti da avere pochi precedenti
nelle vicende climatiche della Valle padana.
La lunga permanenza di una configurazione depressionaria in quota sull'Europa
Centrale, mentre l'anticiclone atlantico si protendeva molto verso nord;
permise, per molti giorni, la discesa di aria di recente origine artica
fino a latitudini insolitamente meridionali.
Tra il 4 e il 5 il primo fronte, nella sua veloce discesa da nord, interessò
le nostre regioni con tormente di neve che si mostrarono particolarmente
intense sulle regioni orientali, abbondanti rovesci di neve investirono
il Ferrarese e la Romagna, depositando tra i 20 e i 35 cm di neve, con
fenomeni temporaleschi e forte vento che toccò i 115 Km/h a Marina di
Ravenna e 94 Km/h a Rimini
Ore 0.00 del 5 gennaio: prima irruzione artica, coinvolto soprattutto
l'Adriatico e le regioni orientali
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Nei giorni successivi, col ritorno del tempo anticiclonico,
le temperature precipitarono ovunque su livelli estremamente bassi.
Il giorno 8, un nuovo impulso di aria artica, dopo aver interessato
le Isole Britanniche, raggiunse il Mediterraneo innescando una circolazione
depressionaria, nella quale confluirono correnti meridionali, calde
e umide, con aria molto fredda proveniente dall'Europa Orientale. Riprese
a nevicare sul Nord Italia e, particolarmente, in Emilia Romagna dove
si segnalarono precipitazioni nevose tra i 20 e i 40 cm, sia nella pianura
interna, che nelle zone costiere.
In Romagna le nevicate si protrassero fino alla notte tra il 9 e il
10, accumulando altri 20-40 cm con forte bora che, a Marina di Ravenna,
toccò i 120 Km/h
8 gennaio: seconda irruzione, l'aria artica si getta sul
Mediterraneo occidentale attraverso
la Francia, si attiva un richiamo caldo in quota lungo l'Adriatico.
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9 gennaio: il fronte ruota, facendo perno sull'Italia
centrale
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I valori termici furono estremamente bassi, nonostante i fenomeni nevosi
in atto.
Nei giorni seguenti si rafforzò l'anticiclone, che dalla Inghilterra
e dall'Atlantico settentrionale si spinse fino alle nostre regioni;
il tempo migliorò, ma l' aria artica portò le temperature a livelli
da primato, complice l'albedo prodotta dalla copertura nevosa, soprattutto
nelle aree soggette ad inversione termica, come la bassa pianura, dove
il termometro discese oltre -25 C°.
Il 14 gennaio, un nuovo impulso di aria artica, da nord est, transitò
a nord dell'arco alpino, raggiunse il bacino occidentale del Mediterraneo
e successivamente l'Algeria, si formò una profonda depressione centrata
da prima sul Golfo Ligure, che poi si spostò, intensificandosi, verso
la Libia, coinvolgendo tutto il bacino centrale del Mediterraneo con
intense correnti meridionali.
14 gennaio: terza irruzione, l'aria artica si riversa
sul Mediterraneo più a Ovest, verso la Penisola Iberica....
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.... e raggiunge rapidamente il Nord Africa il 15 gennaio,
mentre il fronte caldo risale fino all'Europa centrale |
Contrariamente alle situazioni depressionarie precedenti, abbastanza
evolutive, questa volta, un robusto anticiclone ostacolò per molte ore
il movimento verso est del sistema depressionario,
aria calda e umida affluì massicciamente sull'Italia fino al giorno
17, determinando tempo fortemente perturbato, per quattro giorni, su
tutte le regioni. Nevicò molto intensamente su quasi tutto il Nord Italia,
il fenomeno interessò particolarmente la Lombardia e il Piemonte che
fino a quel momento erano state risparmiate. A Milano nevicò intensamente
fino al 16 coprendo la città con circa 70 cm di neve. Le perduranti
correnti sciroccali portarono ad un rapido rialzo termico e all'assottigliamento
del cuscino d'aria fredda, con graduale trasformazione delle precipitazioni
nevose in pioggia sulla Valpadana centro orientale, mentre sull' Emilia
e sulla Lombardia occidentale per tutto il periodo, la neve concesse
solo pause di poche ore, il rialzo termico coincise anzi con una intensificazione
dei fenomeni nevosi; si accumulò così, anche nelle zone di pianura,
già abbondantemente innevate, un inusuale quantitativo di neve fresca.
16 gennaio: l'anticiclone russo si rafforza verso Sud,
bloccando la marcia della depressione, si intensifica lo scirocco
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17 gennaio: la perturbazione si attenua al Nord e si rinvigorisce
al Sud, ma comincia a muoversi verso levante |
Secondo i dati disponibili, l'altezza massima del manto nevoso in pianura
superò, i 100 cm a Nord di Milano e nel bresciano, i 75 cm su gran parte
della Lombardia, Piemonte orientale e alta pianura vicentina i 50 cm
su ovest Emilia e Lombardia orientale, i 30cm nel Polesine e alcune
zone pedemontane venete; valori decisamente inferiori sul litorale veneto
e tra Verona e il Lago di Garda, dove la fase più intensa di maltempo,
tra il 15 e il 16, coincise con la trasformazione in pioggia della precipitazione;
anche in Romagna, il massimo innevamento si ebbe tra il 10 e il 13 gennaio,
poi la neve cedette il passo alla pioggia.
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