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Progetto "Nevi Padane"

La carta della nevosità media in Italia

La "Carta della nevosità media annua in Italia nel quarantennio 1921-1960", pubblicata nel 1972, rappresenta, pur contenendo necessarie approssimazioni e semplificazioni, l'unico studio completo prodotto nel nostro paese su questo importante parametro climatologico.
Come periodo di riferimento venne scelto il quarantennio 1921-1960, in quanto corrispondente a comuni periodi di registrazione di altri parametri; il periodo si ritenne abbastanza lungo per una corretta determinazione di valori medi.
Non tutte le stazioni di rilevamento disponevano, in realtà, di tutta la serie quarantennale, tuttavia elevato era il numero di quelle con almeno 30 anni di osservazione, anche se erano concentrate prevalentemente nel Nord Est. Nella costruzione della carta furono presi in considerazione, quali punti di riferimento, le stazioni di rilevamento con almeno 20 anni di osservazioni, corrispondenti al 91,5% del totale, vennero così tracciate le curve di livello di 5, 10, 20, 30, 40, 50, 75, 100, 200, 300, 400, 500 e 600 cm, inoltre in alcune zone montane furono aggiunte a tratteggio le curve di 150 e 250 cm. Nell'elaborazione, si fece particolare attenzione all'andamento orografico cercando di rispettare l'aderenza dei valori della neve al gradiente altimetrico, tuttavia, data la scarsità di stazioni ad alta quota, tale correlazione è da ritenersi valida solo fino a 2700 m per le Alpi e a 2000 m per l'Appennino.
Per facilitare l'esame della carta, gli intervalli vennero differenziati con diverse colorazioni e tonalità di colore, dal giallo al verde all'azzurro per fasce di nevosità crescenti.

Osservando il Nord Italia, i valori oscillano tra i 600 cm delle quote più elevate delle Alpi, fino a meno di 5 cm delle coste tirreniche, dove l'evento nevoso rappresenta un'eccezione; più elevata la nevosità lungo la costa dell'Adriatico, dove supera localmente i 30 cm; lungo il crinale appenninico Tosco Emiliano si superano i 250 cm solo in corrispondenza della sezione più elevata.
Sulle zone montuose la nevosità è fortemente condizionata dalla quota altimetrica, ma anche l'orientamento delle valli rispetto alle catene ed ai massicci montuosi, rappresenta un fattore importante.

In pianura i fattori più importanti sono il grado di continentalità e la vicinanza alle catene montuose.
Osservando, infatti, l'area padana, si nota come la nevosità sia più' elevata sul settore occidentale: qui il clima e' più' spiccatamente continentale, la quota altimetrica più elevata e l'orografia favorisce, il ristagno di spessi strati di aria fredda, anche quando in quota affluisce aria umida apportatrice di precipitazioni.
Il settore orientale risulta invece meno nevoso, sia per l'influenza mitigatrice dell'Adriatico, sia per la maggior esposizione ai venti caldi di scirocco, che investono la pianura veneta senza incontrare ostacoli orografici. In alcune zone risulta significativa la maggior nevosità delle zone pedemontane rispetto a quelle più' distanti dai rilievi; le catene montuose, infatti trattengono le masse d'aria fredda sui versanti esposti al vento, intensificando lo stau, oppure proteggendo i "cuscini" di aria fredda sulle pianure sottovento, dall'aria calda in arrivo.
Su tutta la pianura piemontese e sulla Lombardia occidentale, dove più frequente è la formazione dei "cuscini freddi" cadono almeno 40-50 cm di neve che aumentano anche vistosamente a ridosso dei rilievi, superando i 75 cm (nel Cuneese e nel Biellese, si arriva a 120). La nevosità decresce poi procedendo verso est: l'area milanese riceve poco meno di 40 cm di neve, che si riducono a meno di 20 verso il Lago di Garda, solo a ridosso dei rilievi si hanno medie più elevate. In Emilia, e ancora di più in Romagna, si nota un progressivo aumento della nevosità procedendo verso i rilievi, segno evidente della prevalenza, in queste zone, delle nevicate da stau appenninico: il delta padano e le Valli di Comacchio, ricevono poco più di 10 cm di neve, la pianura settentrionale, tra i 20 e i 30, la media pianura emiliana e la fascia pedemontana romagnola, tra i 30 e i 40, la fascia pedemontana emiliana tra i 40 e i 50, fino a superare localmente i 60 a ridosso dei rilevi.
La pianura veneta e quella friulana, poco interessate dalle nevicate da "cuscino freddo " ricevono quantitativi di neve compresi tra 10 e 20 cm, che si riducono a meno di 10 nelle zone litoranee, solo a ridosso dei rilievi si raggiungono localmente valori intorno 40 cm.

 

Scansione Nord Italia

Quadro di sintesi semplificato per le pianure

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