Sito di Marco Pifferetti

l'industria della negazione

La teoria che vede l'uomo protagonista principale del riscaldamento occorso negli ultimi decenni, gode ormai di un generale consenso nel mondo scientifico.
Anche l'International council for science, la più autorevole organizzazione scientifica mondiale che raccoglie tutte le organizzazioni scientifiche, ha reso pubblico una dichiarazione che sottolinea come i rapporti dell'IPCC " costituiscono il documento di valutazione scientifico internazionale più ampio e completo mai prodotto sino ad oggi, seguono la più avanzata conoscenza scientifica e le procedure del metodo scientifico e riflettono l'attuale conoscenza acquisita sul sistema climatico, la sua evoluzione e gli eventuali sviluppi futuri".
Questo e altri importanti riconoscimenti, però non segnano, come si potrebbe pensare, la sconfitta del negazionismo in campo climatico, che rappresenta da anni una vera industria professionale, un mondo composito che va dagli iper-liberisti, ai fautori della crescita economica ad ogni costo, passando per i cattolici integralisti e trovando simpatie perfino in certi ambientalisti "selettivi".
Queste persone ignorano, o fingono di ignorare, la grande massa di conoscenze scientifiche sin qui acquisite con i programmi di ricerca internazionali sui cambiamenti climatici e utilizzano internet, e i media in genere, per creare confusione non solo nell'opinione pubblica, ma anche negli ambienti politico-economici, inducendo a procedere come se nulla fosse

Il problema è che costoro trovano terreno fertile in molti campi perché predicano cose comode, come non dover rinunciare agli sprechi, o scenari accattivanti come la sindrome della nuova era glaciale diffusa tra i meteo appassionati, statisticamente freddofili e amanti della neve; c'è poi chi necessita di remare contro corrente per acquisire migliore visibilità ecc
Preoccupa che tali disinformatori, trovino interlocutori interessati anche presso certi governi poco attenti al mondo scientifico: sintomatici certi articoli apparsi sulla stampa orientata politicamente, clamoroso è stato il convegno sul clima tenutosi a Roma il 3 marzo 2009, al quale non sono stati invitati climatologi.
La tecnica della negazione procede in modo semplice ma ben collaudato in altri campi, come ad esempio per
il tabacco: le teorie basate su fenomeni complessi non sono mai in grado di spiegare tutto quindi è facile contrastarle, poi via via che la scienza progredisce, i negatori spostano l'attenzione su altri dettagli, ma non basta, gli scienziati vengono dipinti come poco credibili, schiavi di interessi , servi di un qualche interesse politico o economico o addirittura corrotti e truffatori: la montatura del "climategate" per le mail personali degli scienziati rubate e divulgate ne è un esempio.(vedi anche qui)
.Dato che l'accettazione dei risultati, in ambito scientifico non si basa su votazioni all'unanimita', ci sarà sempre qualcuno in disaccordo, ed ecco che esagerare il disaccordo fra scienziati diventa una importante mossa dei negazionisti; poco importa se il disaccordo e' su un dettaglio, esso viene dipinto come un totale disaccordo della comunità scientifica su tutta la teoria; poi si calca la mano citando nullità come autorità facendo ricorso a finti esperti che di clima non si sono mai occupati; poco importa se le bugie hanno vita breve, basta guadagnare tempo.

Ma la disinformazione non termina qui, è anche necessario esagerare le conseguenze dell'accettazione della nuove teorie che vengono quindi dipinte come disastrose per l'economia, per l'uomo e per il suo benessere, per la sua libertà, per la sua filosofia di vita, per la religione e persino per la fame nel mondo: in definitiva si chiede di resistere alla novità con una specie di atto di fede.
Questa politica di disinformazione viene promossa e finanziata dalle multinazionali del petrolio (ma non solo), che investono cifre esorbitanti non solo nelle campagne mediatiche disinformative ma finanziano direttamente anche centri di ricerca privati dove scienziati ben pagati hanno il compito di demolire gli studi scientifici degli altri.
Ecco che quindi vengono presi a campione scienziati finanziati da Exxon, altri che hanno avuto un momento di gloria per ricerche interessanti ma che poi non hanno avuto conferme, altri magari noti ma completamente screditati sul piano scientifico, quelli che s'occupano d'altro ma sono riusciti a diventare famosi, ecc.
Un'altra perla della disinformazione negazionista consiste nel prendere pubblicazioni serie, da autorevoli riviste e travisarle ribaltando i messaggi a proprio uso e consumo, sembra impossibile, ma gli esempi sono numerosi ed esistono siti web compiacenti che accolgono tali falsità, qui due esempi. Esiste sul web anche il manuale dello scettico contenete il decalogo del bravo negazionista che non voglia farsi trovare impreparato
Ciò non influisce sulle ricerche scientifiche che procedono comunque, ma condiziona il dibattito mediatico. Nel corso di questi anni, costoro hanno diffuso costantemente il dubbio sui dati scientifici, proprio quando sarebbe stato importante essere più convincenti e hanno così giustificato ampiamente il denaro che i loro sponsor hanno investito. In pratica questa industria professionale della negazione ha rappresentato e rappresenta un investimento molto redditizio per le multinazionali, ritardando di diversi anni un'efficace azione globale sui cambiamenti climatici r sull'ambiente in genere.

Marco Pifferetti agosto 2010