Sito di Marco Pifferetti

Mayak: oltre mezzo secolo di radioattività

Negli anni della "guerra fredda" sorsero in Unione Sovietica una decina di città segrete; si trattava generalmente di località dove si lavorava alla progettazione e alla creazione di armi nucleari e dove risiedevano gli addetti alle attività. Queste città non apparivano nelle mappe geografiche, gli abitanti vivevano in relegazione forzata. E, fino a pochi anni fa, era proibito viaggiare da e verso questi luoghi, solo dal gennaio del 1991 è stato permesso anche ai visitatori stranieri di poter accedere ad alcuni di questi luoghi. Ciascuna di queste città ha un nome che corrisponde generalmente al nome della regione seguito da un numero che indica un indirizzo di ufficio postale, ma talvolta il numero veniva cambiato e spesso sono conosciute con altri nomi così ancora oggi risulta un po' complesso individuarle su una mappa.

Così è successo per il complesso nucleare di Mayak nato col nome di Chelyabinsk-40 poi rinominato Chelyabinsk-65 quando incorporò anche una zona militare e industriale nella provincia di Chelyabinsk, oggi è conosciuto come Ozersk ma più noto appunto come Mayak.
Il complesso si trova nella pianura prospiciente il versante orientale degli Urali del Sud, a 15 km a est della città di Kyshtym, in una regione di laghi (i maggiori sono il Kyzyltash e l'Irtyash) e attraversato dal fiume Techa, affluente dell'Ob e occupa un'area di circa 90 km2; fu costruito a partire dal 1945 e reso operativo per la produzione di plutonio già dal giugno del 1948. La prima bomba atomica sovietica, fatta esplodere nell'agosto del 1949 fu costruita utilizzando plutonio prodotto qui.


Per oltre sei anni, fino al 1951, fumi e scorie liquide radioattive di medio e alto livello vennero
rilasciate dallo stabilimento di Mayak nel fiume Techa, unica risorsa idrica per i villaggi che si affacciavano lungo il fiume, esponendo alla contaminazione radioattiva più di centomila persone
Quando ci rese conto della gravità dell'inquinamento, la radioattività aveva ormai raggiunto il Mar di Kara, ma era particolarmente concentrata nelle prime decine di Km dalla fonte inquinante, fu allora proibito l'uso dell'acqua del fiume e alcuni abitanti vennero evacuati. Furono anche costruite dighe finalizzate ad evitare che la radioattività si espandesse oltre zone già contaminate; gli scarichi dell'impianto vennero deviati verso il lago Karachai, che non aveva sbocchi verso il fiume.
Nel 1957 si verificò però una gravissima esplosione che comportò lo sversamento di enormi quantità di liquidi radioattivi e nel 1967, durante un periodo di particolare secca, il lago Karachai si ritirò parzialmente lasciando tutto intorno a sè fango radioattivo che si seccò e fu asportato dal vento. Dal lago si sollevò dunque polvere radioattiva che si diffuse su un'area di oltre duemila chilometri quadrati.


Il risultato di anni di rilascio di materiale radioattivo, in parte deliberato e in parte accidentale, fu l'esposizione ad un totale di radiazioni e davvero incredibile da parte degli abitanti di una vasta area, le dosi sono confrontabili con quelle ricevute dai superstiti di Hiroshima e Nagasaki.


Muslyumovo è uno dei villaggi contaminati già dagli anni in cui il materiale radioattivo veniva direttamente scaricato nel fiume Techa. Il villaggio non fu mai evacuato e la maggior parte dei suoi abitanti ha contratto malattie correlate alle radiazioni. Il piccolo centro si trova a circa 40 km da Mayak, apparentemente non ha nulla di strano ma è considerato secondo certi studi, il villaggio più contaminato del pianeta. Questo posto è unico al mondo per la possibilità di studiare gli effetti delle radiazioni sulla vita umana nel corso di più di mezzo secolo.


Anche se molti dei reattori di produzione presenti non sono più operativi, Mayak rimane ancora oggi un importante centro per riprocessare le scorie atomiche provenienti dalle centrali, dai reattori di ricerca, e dalla flotta atomica russa. Il plutonio è separato dal combustibile nucleare spento. Inoltre, Mayak possiede un impianto per il trattamento delle scorie radioattive.
Attualmente a Mayak c'è un crescente accumulo di scorie non trattate ed è in costruzione un deposito destinato ad accogliere 50 tonnellate di plutonio, estratto dalle testate nucleari russe. La costruzione del deposito è finanziata dagli Stati Uniti, ma non si conosce nè la data di ultimazione nè quella di entrata in funzione

Per approfondimenti:
Radioactive Contamination of the Techa River and its Effects