Sito di Marco Pifferetti
Informazioni sulle nevi di casa e del mondo, da Albinea, Reggio Emilia, Italy

LA NEVE: come si forma

La neve rappresenta la più importante forma di precipitazione solida, la sua formazione è legata alla sublimazione del vapore acqueo in cristalli di ghiaccio o alla solidificazione delle gocce d'acqua in un ambiente con temperature sufficientemente basse.
I cristalli di neve nascono generalmente dalle nubi stratificate a temperature inferiori a -12 °C; dapprima si formano piccoli cristalli esagonali sui nuclei di condensazione costituiti da impurità presenti in atmosfera.
L'aria della nube, sovrasatura, condensa sui cristalli aumentandone le dimensioni, mentre le gocce d'acqua della nube evaporano, cercando di ristabilire l'equilibrio e costituiscono una fonte continua di vapore per l'ulteriore crescita dei cristalli di ghiaccio.



La crescita dei cristalli, dipende dalla temperatura e dal grado di saturazione della nube; le forme prevalenti sono, quella a sei punte, legata alle temperature più elevate, e quella a prisma, legata alle temperature più basse.

Spesso la neve non raggiunge il suolo sotto forma di cristalli singoli, ma in fiocchi composti che si formano quando i cristalli, scendendo e attraversando strati di aria via via più caldi, diventano umidi, collidono e ricongelano insieme, ciò avviene intorno a 0°C; a temperature inferiori i cristalli sono troppo asciutti e tendono a rimanere singoli.
Tra 0°C e +2°C i fiocchi possono assumere grandi dimensioni, ma basta un ulteriore piccolo aumento di temperatura per trasformare la neve in pioggia, ciò avviene generalmente se in prossimità del suolo la temperatura è superiore a +3 o +4; eccezionalmente la neve può raggiungere il suolo anche a temperature superiori soprattutto in occasione di violenti rovesci nel corso dei quali la caduta dei fiocchi può essere accelerata da correnti discendenti.
Sulla Valle Padana le nevicate avvengono generalmente con temperature comprese tra -4°C e +2°C, infatti il freddo eccessivo, agisce come elemento inibitore facendo abbassare la capacità igrometrica dell'aria e determinando condizioni di stabilità poco favorevoli alle precipitazioni, mentre temperature più elevate determinano la fusione della neve; il presentarsi di grossi fiocchi durante una caduta di neve prelude spesso, alla conversione della neve in pioggia.
Sulle Alpi le grandi nevicate si verificano di norma dopo giorni di freddo intenso quando sopraggiunge aria umida che mitiga sensibilmente la temperatura; sono le cosiddette "nevi da raddolcimento". Nelle zone di pianura o costiere, spesso, le nevicate sono legate a irruzioni di aria fredda "nevi da invasione polare " quindi accompagnate da un sensibile abbassamento della temperatura. Il detto "è troppo freddo perché nevichi", trova quindi un certo riscontro nella realtà ma non costituisce una regola.
La neve che cade con temperature superiori allo 0°C, è bagnata e tende a sciogliersi al contatto con suolo, è però molto pesante e compatta e, se la precipitazione è abbastanza intensa da consentirne l'accumulo, provoca la caduta di rami, cavi elettrici e telefonici; la neve che cade a 0°C, è molto soffice e aderisce ad alberi, recinti e sporgenze, conferendo un particolare aspetto al paesaggio; la neve che cade a temperature inferiori a 0°C è molto asciutta e leggera, meno incline ad aderire alle sporgenze e viene facilmente trasportata dal vento.

 

QUOTA NEVE

Quanto la neve riescca a scendere al di sotto della quota dello zero termico della libera atmosfera, dipende principalmente dalla temperutura della colonna d'aria, dall'umidità, dall'intensità della precipitazione, e dall'orografia del territorio su cui cade.

Se la colonna d'aria non presenta strati caldi, i fiocchi di neve possono spingersi tra i 300 e gli 800 m al di sotto della quota della zero termico, a seconda dell'intensità della precipitazione; sulle aree montane nelle valli più strette e sottovento al flusso umido perturbato, la neve può scendere a quote inferiori che nelle vallate aperte e meno protette.
Se la colonna d'aria prsenta strati caldi, la neve può fondersi totalmente o parzialmente prima di arrivare al suolo, anche se nei bassi strati le temperature sono negative.

 

TIPI DI NEVE

A seconda delle condizioni sopra descritte, la neve modifica anche le sue caratteristiche, presentandosi come acquaneve, nevischio, gragnola, neve tonda, grani di ghiaccio o pioggia congelantesi.

L'acquaneve (o "neve mista a pioggia") è neve parzialmente fusa che cade al suolo con tracce di cristallizzazione. Di solito è trasparente, non bianca come la neve in senso proprio, ma può contenere una certa quantità di neve al proprio interno. Mano a mano che l'acquaneve cade la temperatura tende a diminuire, per cui è possibile che una precipitazione nata come pioggia o acquaneve si trasformi in neve dopo un certo tempo.L'acquaneve cade di solito quando la temperatura è sui 2-3°C e agli strati superiori dell'atmosfera la temperatura è inferiore. Quindi, per il gradiente termico, al suolo la neve, che era rimasta tale fino a 100-200 m fonde perché incontra temperature più alte. Non tutta la neve riesce a raggiungere lo stato liquido ed ecco che si determina l'acquaneve.

La neve tonda si forma partendo dalla neve cristallina. Quando i fiocchi fondono parzialmente e poi trovano un nuovo strato freddo di atmosfera si ricongelano in cristalli di ghiaccio e cadono con in forma di palline bianche che rimbalzano.
La temperatura è di solito intorno a 0°C ma, data la velocità abbastanza sostenuta con cui cadono, può essere anche di diversi gradi sopra lo zero, a livello del suolo.

Popolarmente sia l'acquaneve che la neve tonda possono venir chiamate nevischio, sebbene gli studiosi indichino con questo termine la precipitazione solida corrispondente alla pioviggine, quindi neve molto fine, ma non a granelli nè mista a pioggia.

La gragnola ( ice pellets, sleet; graupel) è un tipo di precipitazione atmosferica solida costituita da pallini che hanno un nucleo opaco di cristalli di neve circondato da uno strato trasparente di ghiaccio. I pallini cadono di solito in occasione di temporali e pioggia e rimbalzano al suolo quando cadono. I pallini raggiungono i 5 mm e hanno una densità minore della grandine, per cui cadono più lentamente. Con dimensioni e densità superiori si parla correntemente di grandine. In contrasto con la grandine poi i pallini di gragnola cadono di solito d'inverno o inizio primavera con temperature poco superiori a zero gradi.

I grani di ghiaccio sono una forma di precipitazione solida con la quale le gocce di pioggia o di acquaneve, passando in uno strato di atmosfera più fredda, congelano. Contariamente alla grandine, alla neve tonda e alla gragnola i grani di ghiaccio non hanno nucleo e sono completamente trasparenti, non essendo composti di strati di ghiaccio. Cadono di solito insieme alla pioggia congelantesi, quindi quando le temperature al suolo sono inferiori a 0°C. Le loro dimensioni non sono maggiori di 6 mm.

La pioggia congelantesi è un tipo di precipitazione che, al contrario della neve è ancora liquida mentre fluttua nell'aria e congela all'istante quando tocca un oggetto; per questo la pioggia congelantesi imperla tutto di uno strato di ghiaccio trasparente ( gelicidio, vetroghiaccio o vetrone) ed è un gran pericolo per veicoli e pedoni. La pioggia congelantesi si forma quando dei fiocchi di neve incontrano degli strati di aria sopra i zero gradi, fondono dando origine a pioggia, per poi ricongelare nuovamente quando incontrano aria fredda vicino al suolo.