Sito di Marco Pifferetti
Informazioni sulle nevi di casa e del mondo, da Albinea, Reggio Emilia, Italy

 

LA DISTRIBUZIONE DELLA NEVE IN PIANURA PADANA

Media delle misurazioni nivometriche dal 1961 al 2017, sulla pianura padano-veneta-romagnola.


In pianura i fattori più importanti per la distribuzione delle precipitazioni nevose sono il grado di continentalità e la vicinanza alle catene montuose.
Osservando l'area padana, si nota come la nevosità sia generalmente più' elevata sul settore occidentale, dove il clima e' più' continentale e la quota altimetrica più elevata; l'orografia favorisce inoltre, il ristagno di spessi strati di aria fredda, anche quando si verifica un cambio di circolazione e, in quota, affluisce aria umida apportatrice di precipitazioni.
Il settore orientale risulta meno nevoso, soprattutto a causa della maggior esposizione ai venti caldi di scirocco, che investono la pianura risalendo l’Adriatico, senza incontrare ostacoli orografici.
In alcune zone risulta significativa la maggior nevosità delle zone pedemontane rispetto a quelle più' distanti dai rilievi; le catene montuose, infatti possono trattenere le masse d'aria fredda sui versanti esposti al vento, favorendo il sollevamento delle correnti umide in arrivo (cold air damming), altre volte invece possono produrre venti di caduta che inibiscono le precipitazioni nevose proprio su certe fasce pedemontane.
Sulla pianura piemontese e lombarda, dove più frequente è la permanenza di masse d’aria fredda, cadono mediamente dai 20 ai 40 cm di neve, che aumentano anche vistosamente a ridosso dei rilievi, superando i 75 cm nell’altipiano Cuneese e nel basso alessandrino.
In Emilia Romagna, si nota un progressivo aumento della nevosità procedendo verso i rilievi, segno della prevalenza, in queste zone, di nevicate da stau appenninico o da “cold air damming” ; in Emilia si passa in poche decine di chilometri dai 20 - 30 cm della pianura, lungo il Po, fino ai 50 cm della fascia pedemontana, in Romagna, dai 10 cm delle Valli di Comacchio ai 30 cm delle prime colline.
La pianura veneta e quella friulana ricevono quantitativi di neve compresi tra 10 e 20 cm, che si riducono a meno di 10 nelle zone litoranee e anche a meno di 5 cm sul delta padano e lungo il litorale triestino.
Localmente si manifestano caratteristiche microclimatiche spesso poco studiate, che conferiscono ad aree generalmente di limitata ampiezza, medie nevose diverse delle zone circostanti.
Uno dei microclimi più documentati ed evidenti, è certamente quello di Verona, la città "allergica" alla neve; motivo di tale particolarità dipende dal vento di caduta dai monti Lessini capace di innalzare la temperatura e di rendere più difficili le cadute di neve, proprio quando la situazione è favorevole alle precipitazioni.
Analoghe situazione, anche se meno marcate, si verificano talvolta sulla zona di Brescia, dove l'aperta pianura può ricevere più neve della fascia pedemontana.
A Vicenza, invece, il riparo fornito dai Colli Berici sui "cuscini di aria fredda" determina talvolta la prosecuzione dei fenomeni nevosi da addolcimento, anche quando altrove già piove da diverse ore; ciò conferisce ad alcune aree del vicentino, una nevosità anche doppia rispetto alla vicina Verona.
I laghi prealpini, influenzano la temperatura anche durante i fenomeni nevosi, innalzando un po' il limite delle nevicate, ciò però non avviene in modo uniforme e l'effetto è limitato alla fascia più prossima alle rive; le stazioni poste in riva ai laghi di cui si dispone di lunghe serie storiche, presentano valori medi più bassi rispetto alle vicine pianure.
Nel basso alessandrino la pianura si protende verso sud a forma di sacco e le depressioni invernali che spesso si formano sul golfo di Genova, attivano nei bassi strati correnti settentrionali capaci di accumulare aria fredda a ridosso dei rilievi appenninici, mentre in quota affluisce aria umida, foriera di precipitazioni; ne risulta una nevosità particolarmente elevata, purtroppo non ben documentata da dati di lungo periodo.
Anche Cuneo è posta in un'appendice meridionale della pianura, che si presta a conservare bene sacche di aria fredda, ma qui la nevosità, superiore a 100 cm annui, è fortemente influenzata anche dalla quota altimetrica molto superiore a tutte le altre aree pianeggianti considerate.


Marco Pifferetti gennaio 2019